Archivi categoria: Ivan Graziani

I miei Sanremo parte 2 (di 3): 1993/2002

1993

un podio di altissima qualità che laurea vincente Enrico Ruggeri con una delle sue canzoni peggiori, Mistero (chissà: senza quel titolo forse ci saremmo risparmiati anni di brutte trasmissioni televisive…) e, subito dopo, Cristiano De André con la bellissima Dietro la porta (vincitrice anche del premio della critica):

L’album “Canzoni con il naso lungo”, uscito l’anno prima, viene ristampato con l’aggiunta della canzone e il titolo viene modificato in “Cristiano De André”. Me lo ricordo bene perché ho tentennato un attimo (ma solo un attimo), prima di acquistarlo anche in quella versione…

tra l’altro l’album era già bello di suo, con canzoni scritte perlopiù a quattro mani da Cristiano e Massimo Bubola, ma con la partecipazione anche di Eugenio Finardi e Mauro Pagani: oltre a Canzoni con il naso lungo (un ritratto disincantato e graffiante della figura del cantautore) segnalo Invincibili, Verrà il tempo e L’amore che tornerà:

E lo so che anche la tua vita / ha bisogno di navigare / e insieme a me, è una nave in porto / che sta aspettando di partire / E le risposte che non ti so dare / nel mio cuore le cercherò / dammi la mano stringimi forte / insieme a te le troverò

In terza posizione si piazza Gli amori diversi di Grazia Di Michele (che, nell’album “Confini” che presentava la canzone, duetta anche con Cristiano De André in Non aggiungere legna) e Rossana Casale:

Ottima, al solito, Paola Turci con Stato di calma apparente, mentre mi sono stupito a constatare che davvero Biagio Antonacci è in giro da un sacco di tempo: fino a un mese fa ero convinto che Mi fai stare bene (1998) fosse il suo primo album. Ma convinto-convinto, eh? E invece era già a Sanremo dieci anni prima, e nel 1993 nella categoria Big: mah!

Nella categoria Giovani vince una diciannovenne destinata a vendere qualche disco in più perfino di Amedeo Minghi: Laura Pausini con La solitudine. Seconda la bravissima Gerardina Trovato (una cantante che secondo me ha pagato troppo caro il suo non saper apparire) con Ma non ho più la mia città:

e al terzo posto un altro ospite fisso delle classifiche degli anni a venire, Nek con In te (una lagna contro l’aborto… ma ho il dubbio che, quando un mancato padre parla del proprio figlio che la sua donna non ha voluto, sia impossibile non scrivere cose smielate e retoriche. E lasciamo perdere l’argomento che ci sto male solo al pensiero, và…). Eliminata invece Angela Baraldi con A piedi nudi, che si rifà con il Premio della Critica.

Mia canzone preferita: Dietro la porta.

1994

L’anno in cui Sanremo spense la luce: tra i big vince Aleandro Baldi (Passerà), tra le Nuove Proposte s’impone Andrea Bocelli (Il mare calmo della sera). Due non vedenti in omaggio (anche) al politically correct imperante in quegli anni (che è poi l’unica spiegazione per la vittoria a Miss Italia di Denny Mendez nel ’96).

La canzone di Cristiano De André Cose che dimentico, l’unica scritta per il figlio da cotanto padre (in collaborazione con Carlo Facchini dei “Tempi duri”, il primo gruppo di Cristiano) non viene ammessa in gara probabilmente perché troppo bella. O forse, come insinuano alcuni maleinformati, perché non c’era la voglia di parlare di Aids in prima serata su Raiuno (tra l’altro quell’anno vennero rifiutati anche Paola Turci, gli Aeroplanitaliani, i Ladri di Biciclette e Alberto Fortis: una pattuglia niente male).

Comunque non mancano le canzoni interessanti, a partire da uno straordinario Giorgio Faletti che descrive le paure di un carabiniere in servizio con la struggente Signor Tenente:

La voce in radio ci fa tremare

che di coraggio ne abbiamo tanto, ma qui diventa sempre più dura

quando ci tocca fare i conti con il coraggio della paura

e questo è quel che succede adesso 

che poi se c’è una chiamata urgente, si prende su e ci si va lo stesso,

e scusi tanto se non è niente.

Minchia signor tenente, per cui se pensa che c’ho vent’anni

credo che proprio non mi dà torto

se riesce a mettersi nei miei panni magari non mi farà rapporto

e glielo dico sinceramente:

Minchia signor tenente

Seconda classificata perché quell’anno doveva vincere un cieco. Torna al Festival anche Ivan Graziani, autore e cantante troppo ironico e intelligente per riscuotere il successo che si meritava. Non che Maledette malelingue sia una delle sue canzoni migliori e, anzi, quell’accenno ai quindici anni di Federica infastidisce anche me. E quindi il brano è “solamente” uno dei più belli del Festival (e sicuramente quello che io ho cantato di più):

E poi Sanremo ci dimostra cosa succede quando “i vecchietti fanno oh!”: undici cantanti divisi tra gente senza ingaggio da almeno dieci anni (Giuseppe Cionfoli, Gianni Nazzaro, Jimmy Fontana, Wess…), relegati ai margini della scena nazionale (Mario Merola) e figli d’arte senza parte (Manuela Villa) presentano questo ritornellone nostalgico che, comunque, una volta ascoltato si fa fatica (volenti o nolenti) a togliersi dalla testa:

Ah! Rosanna Fratello è la regina delle MILF:

 

Scelta del Mario: Signor Tenente.

1995

E’ il Festival di Claudia Koll (Anna Falchi non la conto proprio). Senza discussioni: Così fan tutte è stato l’unico film di Tinto Brass che ho visto. Uno mi è bastato: orribile non tanto per la trama ai limiti della fantascienza (non una ragazza qualunque, ma la Koll, con quel culo lì, è alla ricerca di un uomo che le faccia conoscere i piaceri del sesso anale. E fa fatica…), ma per la sequenza incredibile di personaggi antipatici (tutti, ma proprio tutti, mi hanno provocato conati di vomito):

 (e fu così che il blog scivolò nel porno… maledizione!)

Tra l’altro: è il debutto della formula “valletta bionda-valletta mora”.

Vabbè: vince Giorgia con Come saprei, c’è quella storia che è appena uscita sui giornali di Nichi Vendola corista per la Guzzanti, la doppietta di Max Pezzali come autore (Finalmente tu, però -la migliore delle due- la canta Fiorello) e questa robina qui, che già dal titolo emette emissioni trash così potenti che ho ricevuto una telefonata da Zeta Reticuli in cui mi si chiedevano spiegazioni:

Molto divertente il Trio Melody, con un Gigi Proietti in gran forma, con Ma che ne sai (“se non hai fatto il pianobar”):

Tra le Nuove Proposte vincono i Neri per Caso con Le ragazze: un ricordo che mi fa ancora male perché… perché un anno sono andato in ferie in un villaggio vacanze appena aperto in Sicilia, e c’era questa animatrice che era bella da far perdere il fiato: una di quelle bellezze prepotenti, che uno ci sta lontano perché lo sa già di non avere speranze. Pochi giorni dopo arrivarono i Neri per Caso e lei ha avuto una storia con quello brutto del gruppo (che fa anche rima. Così, giusto per peggiorare il tutto. Che fa rima di nuovo, maledizione!): quello a destra nel filmato. La cosa mi ha reso triste?

Sì, la cosa mi ha reso triste, ma “tu… ci devi stare è inutile sperare di recuperare se hanno detto no”.

Tra i giovani esplode Gianluca Grignani con Destinazione Paradiso, mentre arriva solo decimo Daniele Silvestri con L’uomo col megafono. Di quell’album, comunque, io avrei portato L’Y10 bordeaux, Frasi da dimenticare oppure Le cose in comune, tutte più festivaliere (soprattutto l’ultima!). Immagino che la scelta sia dovuta alla voglia di apparire da subito come uno con delle cose da dire.

Canzone che “gli è piaciuta di più” al possessore di questo blog: L’uomo col megafono.

1996

E’ l’anno del Grande Furto, perché quell’anno il Festival è stato come “il visagista delle dive”…

Non c’è stata gara nemmeno per un secondo: Elio e le Storie Tese hanno surclassato tutti in un Festival invero mediocre. Fanno ridere con una canzone amara e stupiscono l’Italia: l’esito del voto è scontato (sul serio: può confermarvelo qualunque non-fan di Elio -so che sembra assurdo, ma esiste anche gente così- abbia assistito a quel Festival):

un ritornello che resta subito in testa a tutti (uno dei motivi del mancato successo planetario degli Elii? musicalmente sono troppo raffinati) e inoltre: la gag del braccio finto, l’omaggio al look dei Rockets, la canzone in 55 secondi:

L’unica cosa che può impedire loro di vincere quell’edizione è la disonestà: e infatti arrivano secondi. Mica la colpa è di Ron e Tosca, primi con la certo non indimenticabile Vorrei incontrarti tra cent’anni: si son trovati tra le mani il premio e se lo sono tenuto… Però la sera prima a Striscia Greggio e Iacchetti se ne uscirono a parlare di aver visto a cena Rosa Fumetto, Lino Banfi e Vince Tempera, e dalle case degli italiani partì uno dei più grandi “chissenefrega” di sempre: solo più tardi si capì che unendo i tre nomi si componeva la frase “RosaLino Vince” (Rosalino Cellamare è il vero nome di Ron). Una semplice previsione azzeccata? Gli Elii erano (sono?) troppo scomodi, come vincitori della gara nazional-popolare per eccellenza (ve la figurate la vecchietta che ascolta per sbaglio Cassonetto differenziato per il frutto del peccato?). E allora Pippobbaudo (che, a onor del vero, è uno che di musica ne capisce davvero tanto e che, di solito, apprezza sperimentazioni e gruppi “strani”. Poi, essendo il totem del NP, dà un sacco di spazio ad Al Bano, Ricchi e Poveri e Toto Cutugno… ma quella è un’altra storia), a quanto pare, trucca i risultati (la cosa è stata così palese che c’è stata davvero un’inchiesta dei carabinieri, ed Elio fu chiamato a testimoniare davanti ad un giudice).

A me dispiace essere incazzato con Ron (e più di lui con Tosca, che ho incontrato una sera a teatro e che si era dimostrata simpatica e disponibile)… e allora con Baudo non ci parlo più, anche nel caso dovesse telefonarmi lui (ipotesi probabile quanto l’invasione della Terra da parte dei marziani, domani mattina alle 4,15).

P.s.: che io, poi, l’ho incontrato davvero, Baudo… abbiamo fatto l’aperitivo insieme (nel senso: nello stesso locale, a due tavoli vicini ma separati e senza scambiarci nemmeno una parola: così impara) fuori dal Teatro Nazionale di Milano. Erano i tempi di Chicago con Lorenza Mario (della quale allego una foto, che ci sta sempre bene):

Del resto del Festival è praticamente inutile parlare.

Anzi, no: la seconda volta di Carmen Consoli lascia il segno:

Amore di plastica è uno dei classici del suo repertorio (scritta insieme a Mario Venuti e finita ottava nella categoria Nuove Proposte): “ma io non posso accontentarmi/ se tutto quello che sai darmi/ è un amore di plastica”.

Poi ci sono il ritorno di Umberto Bindi dopo 35 anni e l’emozione di Al Bano alla fine di E’ la mia vita, dedicata alla scomparsa della figlia Ylenia.

La mia canzone preferita: devo davvero specificarlo?

1997

E’ l’anno della sigla Perché Sanremo è Sanremo e del tormentone di Piero Chiambretti “comunque vada, sarà un successo”, dell’incredibile vittoria dei Jalisse -che partivano dallee Nuove Proposte- con Fiumi di parole (che si scoprì quasi subito essere un plagio di Listen to your heart dei Roxette), dell’inguardabile Valeria Marini (l’unica valletta brutta della storia del Festival), della splendida E dimmi che non vuoi morire di Patti Pravo, dei Dirotta su Cuba e di Laura non c’è di Nek (lo sapevate che uno dei produttori del film -sì, ne hanno tratto un film- era Giovanni Bovini della Star Comics? Sapevatelo, ché se avesse tenuto da parte i soldi per finanziare qualche altra serie a fumetti italiana gli sarei stato molto più grato). Seguendo la formula che se un anno c’è un successo particolare bisogna cercare a tutti i costi di replicarlo (Francesco Nuti lo avevano voluto soprattutto grazie all’exploit di Renzo Arbore), possibilmente in versione minore, si provò a continuare nel solco tracciato dagli Elii con i Pitura Freska (che, come tutti dovrebbero sapere -ché gli Elii andrebbero studiati a scuola- avevano partecipato alla registrazione di “Italyan, Rum Casusu Çikti”):

La Consoli si conferma con Confusa e felice, Francesco Baccini è in tono minore con Senzatù e, soprattuttamente, l’Italia sforna la propria risposta ai Take That con questa roba qui:

no: sul serio… perché?

Merita un capitolo a parte questo ragazzino:

“Egli fu Mikimix, cantante insignificante, dal cui autodisgusto nacque il se stesso odierno”

Siòri e siòre: il debutto di un irriconoscibile Caparezza.

Migliore canzone: Confusa e felice.

1998

Ritiro quanto detto sulla Marini: nel ’98 Raimondo Vianello si accompagna, oltre che con Eva Herzigova:

anche da Veronica Pivetti, che è un’attrice simpatica e spigliata ma che non ha mai fatto della bellezza il suo punto di forza.

Per la seconda volta di fila vince una canzone proveniente dalle Nuove Proposte (Annalisa Minetti con Senza te o con te: ma questo pietismo d’accatto verso i diversamente vedenti è davvero un qualcosa di cui vantarsi?).

Come al solito le vere gemme si trovano negli ultimi piazzamenti. Cosa dire, per esempio, di Dormi e sogna (tredicesima) della Piccola Orchestra Avion Travel?:

 

che è il vero motivo per cui vinceranno due anni dopo. Ecco cosa.

E che gli Avion Travel hanno seminato il loro cammino non già di gelosie devastatrici (scusate: alle volte mi scappano le citazioni di De André), ma di gemme come Belle caviglie, L’astronauta, La notte ha cambiato la città, Cuore grammatico, Abbassando e via cantando…

Un gradino più in basso (quattordicesima su diciassette canzoni!) si piazza Sergio Caputo con questa mostruosità di bellezza:

Arrangiamento da urlo e la solita faccia da schiaffi: mancano solo le miccette sempre accese.

Fortuna che non m’incazzo per queste cose, perché altrimenti ci sarebbe da piangere per il tristissimo ultimo posto di Enzo Jannacci:

la “tipa che sembra un mirtillo e in più se la tira”, da sola, basterebbe a… ma no: basta cercare di convincere qualcuno di quanto sia ENORME Enzo Jannacci. Tanto lo si sa tutti, no?

No: la considerazione di cui gode Jannacci -con le case discografiche che non si sono fidate per anni a produrgli i dischi e il Festival che lo piazza all’ultimo posto- è una delle migliori fotografie del degrado dell’Italia. Non riusciamo a capire i talenti se non partecipano ai talent-show. E pensare che una volta da noi nascevano i Caravaggio, i Leonardo da Vinci, i Leopardi e gli Ungaretti…

La migliore secondo me:  Flamingo di Sergio Caputo (finalmente una scelta difficile! finora è stato un cercare la meno peggio…)

1999

Arriva Fazio che si porta il premio Nobel Renato Dulbecco ma ci riempie anche gli occhi con quello schianto di Laetitia Casta:

omamma, omamma, ommamma!

Vince Anna Oxa con Senza Pietà. Ricordo l’imbarazzo nell’ascoltare Lo zaino (canzone scritta da Vasco Rossi per gli Stadio) e, ancora di più, il racconto di Mario Luzzato Fegiz: durante l’esecuzione del brano, a quanto pare, il Blasco l’avrebbe chiamato dicendogli “ascolta questa canzone e piangi”. Quasi la stessa reazione che ho avuto io, anche se probabilmente non per il motivo auspicato dal rocker di Zocca. Del girone dei Big ricordo solo la canzone di Finardi Amami Lara, dedicata a Tomb Raider e citata anni dopo in un album di Caparezza e Un giorno perfetto di Gianluca Grignani.

Tra i giovani, invece, quell’anno si fa bottino grosso.

Vince Alex Britti con Oggi sono io:

e ci sono Leda Battisti e Arianna (che, dopo essere stata scelta come cantante-simbolo della Disney, si è costruita una bella carriera nei musical: io l’ho vista a teatro almeno una decina di volte e posso testimoniare che, oltre ad essere molto carina (no, non è bellissima, ma a me piace davvero tanto) è davvero talentuosa):

ma, soprattutto, ci sono il primo Max Gazzè:

e gli assolutamente fantastici Quintorigo:

John De Leo con la sua splendida voce e la sua presenza scenica, ma non solo: un gruppo spaventoso (che per fortuna -nonostante la defezione di De Leo- non si è ancora sciolto) che quell’anno produrrà un album eccezionale come Rospo.

La mia canzone preferita? Proprio quella dei Quintorigo.

2000

Il Festival apre il nuovo millennio con un vero e proprio coupe-de-théatre: la “giuria di qualità”, stanca di Annalise Minetti, Jalisse e Ron & Tosche vari, ribalta in modo del tutto inaspettato i voti popolari, dando voti bassissimi alle canzoni in testa fino a quel momento e premiando Sentimento della Piccola Orchestra Avion Travel (che recupera ben 10 posizioni). Credo di aver smesso di fare la ola e di abbracciarmi da solo come un pirla tipo il martedì successivo…

Il timido ubriaco di Max Gazzè è quarta, Replay di Samuele Bersani quinta, al sesto posto si piazza Gechi e Vampiri di Gerardina Trovato:

Menzione d’onore per i Subsonica con “Tutti i miei sbagli”: undicesimi, ma l’album in cui è inserito il brano (“Microchip emozionale”) nel 2012 si piazzerà al sedicesimo posto nella classifica dei “100 dischi italiani più belli di sempre” del magazine Rolling Stone:

Quell’anno Teo Teocoli bacia tutte le sere una delle violiniste dell’orchestra, per la prima volta partecipa Gigi D’Alessio con Non dirgli mai e Mietta canta Fare l’amore:

un grazie a chiunque l’abbia convinta a sceglierla.

Tra i giovani debutta Fabrizio Moro, un cantante che ho scoperto da poco e con notevole ritardo: arriverà tredicesimo con Un giorno senza fine.

La più bella, per me, è Il timido ubriaco.

2001

Annata sfortunata per gli ascolti (io, per esempio, non credo di essermi nemmeno mai sintonizzato): presenta la Carrà insieme a Megan Gale (mah!), Enrico Papi e Massimo Ceccherini (ok: ho appena rivalutato la Gale).

Vince Elisa con Luce (tramonti a nord est): è la prima volta che canta in italiano.

Nessuna delle canzoni in gara mi dice qualcosa: penso di non averle proprio mai sentite.

2002

Torna Pippo Baudo, coadiuvato stavolta da (aspettate che devo smettere di sbavare se non voglio rovinare la tastiera) Vittoria Belvedere, che presenta la seconda serata vestita così:

e Manuela Arcuri:

“chi, io?” – “sì, tu”

Si pensa che Benigni possa fare uno show anti-Berlusconi e allora quel genio di Giuliano Ferrara minaccia di farsi trovare insieme ai giornalisti del Foglio tra il pubblico pronto a tirare uova marce e ortaggi addosso al comico toscano. Benigni quella volta mi piacque un sacco (sì, lo ammetto: è una rarità): “L’argomento del Festival è diventato il pisello di Baudo e i suoi capelli. Una volta solo io ero adibito a mettere le mani in quella zona. E la signora Ricciarelli… ma io credo prima. Ma, ma, fermi: questo è uno scoop micidiale. I capelli sono veri, è il pisello che è finto” (il saluto con toccata delle parti basse di Baudo era stato, infatti, già esibito da Teo Teocoli e Fiorello, e tentato da Sabrina Ferilli (tu pensa i gusti strani della gente: proprio dalla Ferilli non si è lasciato toccare, Baudo. Io avrei scelto diversamente)). Ferrara non solo non si farà vedere, ma farà girare un tristissimo filmato in cui lui ed alcuni suoi collaboratori lanciano uova e verdure contro il televisore durante l’esibizione di Benigni.

Vi interessano le canzoni?

Niente di eccezionale, quell’anno, se si esclude Salirò di Daniele Silvestri: l’esibizione che vi agevolo quissotto:

è stata folgorante: mi ricordo ancora, a distanza di undici anni, di averla vista al Bar Beautiful di Lovere e di essere rimasto senza parole per tutta la durata della canzone. Bellissima.

Nella Categoria Giovani vince la quindicenne Anna Tatangelo, ma l’unica canzone che mi era rimasta impressa era Ho mangiato la mia ragazza (un titolo che non passa certo inosservato) dei La Sintesi:

Nella mia classifica personale il primo premio di quell’anno va sicuramente a Salirò.