Last Christmas I gave you my… vabbè: lasciamo perdere

Secondo round di canzoni natalose, ché la neve è già scesa a catinelle e nel capannone in parte al mio c’è un viavai assurdo di gente (fabbricano presepi: non ci avevo mai pensato, ma era ovvio che qualcuno dovesse farlo di mestiere), l’ufficio e la stanza della bimba traboccano di caramelle e, insomma: il clima è quello giusto.

E parto con il Babbo Natale diversamente etero più pacchiano degli anni ’80 (e non era un primato facile da ottenere), il George Michael che campeggia (da solo: così Andrew Ridgeley capisce qual è il suo ruolo nella band…) sulla copertina di Last Christmas: “lo scorso natale ti ho dato il mio cuore e il giorno dopo tu l’hai gettato via/ quest’anno, per non dover piangere di nuovo, l’ho dato a qualcuno di speciale“. E poco importa che il video sia ambientato in un villaggio di scambisti: c’è George Michael e il tutto diventa romantico (tranne quella storia delle seghe nel cesso del parco ma vabbé: nessuno è perfetto).

Cioè, in realtà la copertina originale è questa:

che, però, specie se vista insieme a questa foto promozionale

non migliora (decisamente non migliora) l’idea di un po’ tutti sul ruolo di Andrew negli Wham! (il punto esclamativo l’ho messo perché gli Wham! si chiamano così, non perché volessi dare particolare enfasi alla frase…)

1986: il cantante dei Boomtown Rats (eh?!?), tale Bob Geldof, e quello degli Ultravox, Midge Ure, scrivono Do They Know It’s Christmas?, altro testo drammatico (Geldof nel 2010 ha dichiarato di considerarla una delle peggiori canzoni di tutti i tempi: niente di particolarmente strano visto che, a parte un breve ritorno nel 1990 con un album anche abbastanza bello come The vegetarians of love, la sua immagine è sempre rimasta legata al Band e al Live Aid e non è più riuscito a rendersi credibile come cantante). Però…

Però a vedere certi cantanti uno in parte all’altro vien da star male, soprattutto per chi come me è cresciuto negli anni ’80: forse a voi Paul Young non dirà nulla, ma a me ricorda gli ultimi juke-box e “‘cos we’re living in the world of the common people e il resto delle parole che non ho mai capito cosa fossero“, e anche “Everytime you go away”, uno dei primi lenti che sono stato in grado di apprezzare. Per non parlare di Simon Le Bon con tutti i Duran Duran, Sting (che nelle foto, più che un cantante, sembra il cattivo di Dune: forse perché lo interpretava lui?), George Michael, Boy George e i Culture Club, Holly “Relax” Johnson, Tony Hadley con gli Spandau Ballet, Phil Collins, quelle splendide tope delle Bananarama, Bono che sembra Zed di Scuola di Polizia 

i Kool and the Gang e quella roba strana di David Bowie e Paul McCartney che spedirono le loro registrazioni per posta…

E insomma… eccola in tutto il suo splendore:

Certo che però… parlare di testi trash e non tirare fuori dal cilindro gli Abba è difficile impossibile: eccoli qui, con i loro vestiti e le loro barbe e le loro pettinature improbabili (una buona parte del buco nell’ozono è dovuta alla lacca usata dagli Abba e dai loro fan).

Happy New Year a tutti:

La versione internazionale dei Ricchi e Poveri (ah, se solo Marina Occhiena non se ne fosse andata!)

Ricordate i tempi in cui Jovanotti era solo un cretino col cappellino? C’è qualcuno che ancora li rimpiange

Beh: a un certo punto se ne viene fuori con questo album dal titolo Lorenzo 1992 (i più arguti tra voi avranno forse intuito che venne pubblicato nel 1992) che stupisce pubblico e critica, rendendolo un personaggio quasi presentabile. Manca ancora qualcosa per la consacrazione definitiva e l’aiuto arriva da Luca Carboni, ai tempi decisamente sulla cresta dell’onda, che lo coinvolge nel Ci vuole un fisico bestiale tour 1992 con Jovanotti, esperienza dalla quale nascerà anche un doppio ciddì (che, ovviamente, fa bella mostra di se in uno degli scatoloni dove riposano buona parte dei miei cd). I due prendono una canzoncina d’ammore (More than Words degli Extreme) e ci appiccicano un po’ (tanto) di buonismo d’accatto “e intanto noi, ci facciamo i regali, il giorno che è nato Cristo, arricchiamo gli industriali“:

Per fortuna a risollevare il buon nome della musica italiana ci pensano gli Elii nei panni de Il Complesso Misterioso:

Ok: tradizionalismo a go-go con Bing Crosby:

e il tocco raffinato di Enya:

Perfino il Boss è caduto nel circolo vizioso delle canzoni di Natale, con (tra le altre cose) questa versione di Santa Claus is Comin’ to Town:

E allora, già che ci sono, chiudo con la classe dei Boney M. (quelli di Daddy Cool: sì, lo so… anch’io sono stato convinto per un sacco di tempo che Boney M. fosse il nome di un cantante):

Parecchi anni fa passeggiavo per Londra e mi sono trovato davanti ad un locale in cui, quella sera, avrebbero cantato i Boney M.: non ricordo se non ci sono andato perché avevo già prenotato i biglietti per il musical serale (molto probabile) o perché il locale fosse un dichiaratissimo ritrovo gay (già: possibile anche quello… credevo di trovarmi in imbarazzo, e poi ero a Londra con due ragazze (che, probabilmente, sarebbero venute volentieri)). In entrambi i casi, quel giorno ho fatto una memorabile cazzata.

Ah! se qualcuno se lo chiedesse: nonostante tutto il male che ne ho scritto, adoro tutte queste canzoni.

(pubblicato originariamente il 17/12/12)

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